Un viaggio in Siria è un’esperienza indimenticabile perché è un museo a cielo aperto, pieno di posti che non si scordano più. La Siria non è un paese ricco, ma la gente è fiera e dignitosa; non ho visto nessuno particolarmente malvestito e non ho visto un solo bambino chiedere l’elemosina; al massimo nei siti archeologici cercano di venderti qualcosa, ma in questo tutto il mondo è paese.
Osservare le donne è veramente interessante: le musulmane hanno un abbigliamento incredibilmente vario: si va da ragazze con jeans e maglietta e la testa velata da un vezzoso foulard colorato, ad altre con l’abito lungo e la testa coperta, ad altre ancora vestite interamente di nero, con un velo nero anche sul viso, al punto che non sai come facciano a camminare di notte. La cosa divertente è che camminano a braccetto insieme, ridendo e scherzando e ci si rende conto che davvero l’abito non è importante. In una città vicina all’Eufrate, ho visto donne vestite all’europea, assieme a donne completamente ricoperte di stoffa nera, che giravano insieme da sole e andavano a comprarsi il gelato. La donna col velo nero sul viso, lo ha alzato e ha cominciato a leccare traquillamente il suo cono, continuando a ridere con le amiche. La Siria è un paese molto sicuro dove anche una donna sola può passeggiare di sera, senza che venga importunata seriamente. Naturalmente i commenti arrivano perché non è una cosa usuale, ma non c’è alcun pericolo.
In Siria convivono tranquillamente gruppi religiosi diversi, musulmani, cristiani, armeni, ebrei e si è colpiti dall’armonia di questa convivenza e da tanta integrazione. La considerazione amara che scaturisce è che quando gruppi religiosi diversi non vanno d’accordo o addirittura si combattono, c’è sempre qualche motivo politico o qualche movimento animato da interessi economici o da mire espansionistiche, a seminare zizzania o a fomentare l’odio , altrimenti gli uomini potrebbero veramente vivere in pace nel rispetto delle reciproche diversità.Una cosa che abbiamo notato presto è che noi italiani siamo molto benvoluti e la gente ci fa una gran festa. Esistono motivazioni politiche. C’è una parte di mondo ( indovinate quale?) che considera la Siria come un paese di potenziali terroristi e che sistematicamente la esclude dalla lista dei paesi da visitare, perché ritenuta non sicura. Invece noi italiani, pur aderendo sulla carta ad una certa alleanza, abbiamo sempre avuto rapporti politici e commerciali molto cordiali e spedizioni archeologiche italiane hanno lavorato a lungo in Siria. Per es. ad Ebla, gli italiani hanno scavato per anni e formato maestranze locali che adesso sono in grado di continuare per proprio conto.
Il nostro viaggio comincia a Damasco, città leggendaria, considerata la più antica del mondo, cosa che fa un certo effetto. La parte più interessante è la città vecchia, cinta da mura, dove abbondano moschee, chiese cristiane, bottegucce piene di mercanzia , tappeti colorati, case dall’aspetto esteriore dimesso, ma nel cui interno si intravedono giardini da favola. Che dire di Damasco? E’ un sogno, piena di monumenti bellissimi, che sarebbe troppo lungo elencare. Meravigliosa la moschea degli Omayadi, uno dei monumenti più pregevoli di tutto l’Islam, bellissima e maestosa, dove le donne devono indossare una veste lunga con tanto di cappuccio. Ma almeno ti fanno entrare! Ci sono dei paesi arabi dove l’accesso alle moschee è vietato. E poi la tomba di Saladino, la cappella di Anania, il museo Azem, ecc. Da non perdere assolutamente il museo nazionale che merita una lunga visita, perché ricco di reperti provenienti dai siti archeologici più importanti e che costituiscono un affascinante riepilogo di tutto quello che vedremo.
Nei dintorni di Damasco ci sono luoghi meravigliosi: il monastero di Mar Musa, posto a strapiombo su una parete rocciosa, a cui si accede attraverso una stretta gola percorribile solo a piedi. Noi l’abbiamo fatta alle due del pomeriggio (ahimè!), ma ne valeva la pena. Nella chiesetta si trovano affreschi dell’XI°, XII° e XIII° secolo. A Mar Musa arrivano giovani da tutto il mondo per meditare e lavorare; abbiamo incontrato alcuni ragazzi asiatici e tra l’altro, una giovane senese.
Sempre nei dintorni di Damasco si trova Maalula, una cittadina dove gli abitanti parlano un dialetto derivato dall’aramaico. Il paese non ha nulla di rilevante, eccetto lachiesa di S. Sergio che da sola vale tutto il viaggio. E’ una delle chiese più antiche del mondo e scusate se è poco. La chiesetta bizantina è costruita sopra un tempio pagano i cui elementi sono ancora ben riconoscibili. Gli affreschi sono molto antichi e l’altare è ricavato dall’ara sacrificale, dove venivano uccisi gli animali.
Altra località di rilievo vicino a Damasco è Bosra, costruita interamente in basalto nero e quindi un po’ cupa, ma con un anfiteatro meravigliosamente conservato.
Continuando il nostro giro arriviamo al Crak des Chevaliers, un autentico gioiello che ti stende per bellezza, maestosità e imponenza. E’ un castello crociato in perfetto stato di conservazione , costituito dalle mura di cinta esterne, dal fossato e ancora più all’interno, dalla fortezza vera e propria . Ci vogliono ore per visitarlo tutto e conviene portarsi una torcia perché alcune parti sono molto buie. Per descriverlo ci vorrebbero non so quante pagine e quindi mi limito a farne menzione.
Procedendo verso nord arriviamo ad una meraviglia assoluta, il sito archeologico di Apamea. L’itinerario principale segue il cardo, ossia la strada che collegava il nord col sud ed è affiancato da due colonnati paralleli costruiti in granito grigio. Alcuni tratti presentano la pavimentazione originale e si vedono le tracce dei carri. Qua e là cespugli di fiori di tutti i colori. Ci sono vari decumani, ossia la strada che univa l’est con l’ovest e il principale è il punto di accesso al sito.
La sera arriviamo ad Hama, città attraversata dal fiumeOronte, dove domina il rumore delle norie, grandi ruote di legno costruite a scopo idraulico per irrigare i campi e ancora perfettamente funzionanti.
Il giorno successivo arriviamo al luogo più famoso, incredibile e affascinante della Siria: Palmira, la città della regina Zenobia, che per alcuni anni, tenne testa all’impero romano. Anche qui abbiamo una grande strada colonnata, costruita però in arenaria rosa, un magnifico corteo di colonne che al tramonto si tinge di rosa. Restiamo tutta la giornata e personalmente sono in uno stato di grazia: godimento allo stato puro. E’ tutta stupenda, ma in mezzo a tanta meraviglia non si può perdere il tempio di Bel, il museo, il teatro e la valle delle tombe. Ce ne andiamo a sera, ubriachi di stanchezza, ma anche per la grande bellezza ( che stia per arrivare la sindrome di Stendhal?).
Da Palmira ci dirigiamo verso l’Eufrate visitando siti antichissimi, come Mari, Dura Europos e Rasafa. Mari è una città mesopotamica vecchia di 5000 anni, meno affascinante per i non addetti ai lavori, ma fondamentale per gli archeologi che la paragonano alle città sumeriche.Rasafa è un sito archeologico abbandonato, quasi metafisico , bellissimo nel suo isolamento, che sembra emergere improvvisamente dalle sabbie del deserto. Non c’è anima viva, tranne un custode grande e grosso, il cui faccione si illumina quando apprende che siamo italiani e non ci fa pagare il biglietto.
All’ora di pranzo ci fermiamo a fare il bagno nel lago Al Assad, in realtà un invaso formato da una diga costruita sull’Eufrate.E’ una giornata un po’ grigia, l’acqua è pulita, ma non molto trasparente e freddina; ma chi se ne frega? Ci pensate? Ho fatto il bagno nell’Eufrate!!!!Per pochi metri ho anche calpestato il suolo della Mesopotamia e non vi posso descrivere l’emozione che ho provato.Ho visto luoghi più belli, più lontani, più esotici, ma qui è diverso. Qui siamo di fronte all’origine della civiltà; agli albori del mondo civilizzato. Qui la storia con la S maiuscola ti si para davanti e ti lascia sopraffatto .
L’ultima parte del viaggio è dedicata ad Aleppo e dintorni. La città è bella, caotica e rumorosa. Da non mancare la cittadella, costruita sopra una collina a scopo difensivo, il suq fascinoso quanto lo sono i suq, ma qui ancora di più. Si può girare per delle ore in quelle stradine e ammirare merci di ogni tipo, stoffe, tappeti, gioielli , frutta secca e sempre quell’odore di spezie veramente inebriante.Inevitabile la contrattazione, condotta sempre con calma e gentilezza . Anche ad Aleppo c’è una grande moschea dove le donne devono paludarsi con mantello e cappuccio, ma ne vale davvero la pena.
Nei dintorni di Aleppo visitiamo le città morte, un gruppo di città bizantine che furono ad un certo punto, improvvisamente abbandonate dagli abitanti, senza un motivo apparente. Oggi si pensa che questo sia accaduto per il mutare delle rotte commerciali.Comunque il mistero che le circonda e l’ottimo stato di conservazione, le rende particolarmente affascinanti.
Non possiamo non citare la basilica di S. Simeone lo Stilita, detto così perché passò oltre 30 anni della sua vita sopra una colonna, predicando e rispondendo alle domande dei devoti, ma per non essere tentato dal demonio, rifiutò di vedere qualsiasi donna, compresa sua madre. Non voglio commentare un problema delicato come la fede religiosa , ma ho orrore di tutti i fanatismi. Dopo la sua morte fu costruita una basilica che in realtà era composta da 4 basiliche disposte a croce. Nel V° secolo dopo Cristo era la chiesa più grande del mondo.
E’ opportuno visitare la Siria in primavera, dopo il clima diventa proibitivo. Possibilmente il viaggio va fatto in 15 giorni perché tanta bellezza va assaporata e metabolizzata. Il cibo è buono, anche se io, che sono vegetariana, ho avuto qualche difficoltà, ma le tante salsine da spalmare sulle tipiche focaccine locali , le zuppe di verdure davvero ottime e i falafel, mi hanno permesso di sopravvivere dignitosamente. Diffusa la birra, ma non il vino che non viene servito, nemmeno nei ristoranti di lusso e così ho dovuto pasteggiare ad acqua, cosa che non gradisco affatto, soprattutto a cena. Mi sono però consolata con una delizia locale , il caffè col cardamomo, una spezia dall’odore forte, che viene servito semidolce o dolce; io lo prendevo dolce e quei 5 minuti dedicati a degustarlo (perché la polvere di caffé deve depositarsi sul fondo e quindi occorre far passare un po’ di tempo prima di berlo) erano sacri. La vita costa poco e l’offerta turistica è variegata.
Comunque la Siria mi resterà sempre nel cuore, per la sua bellezza, la gentilezza dei suoi abitanti e la sua capacità di evocarmi lontane reminiscenze storiche, che improvvisamente diventavano nitide e attuali riempiendomi di emozione.
Rahima
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