Come altro definire una breve visita in questa regione ( peraltro gia esplorata in anni ormai remoti), in cui si è toccato qualche comune, visitato qualche paesino, adocchiato luoghi particolari per future visite? Il giro era compreso, in gran parte, nel Salento, quella parte del tacco della penisola, che comprende le province di Lecce, Brindisi e Taranto. Salento significa tra 2 mari , l’Adriatico e lo Ionio.
La nostra prima tappa è Bari, il capoluogo; il lungo mare alla periferia è un obbrobrio, costellato di orrendi casermoni moderni, poi man mano che ci si avvicina al centro, le costruzioni si fanno più belle ed eleganti. Il primo e unico edificio che visitiamo è la cattedrale di S. Nicola, le cui reliquie furono contese da veneziani e baresi che, alla fine, finirono per prevalere.L’edificio in arenaria bianca è imponente e bellissimo; la facciata è divisa da lesene in 3 parti , la cui porzione superiore è ingentilita da bifore e monofore; la parte centrale presenta un portale con animali stilofori e fregi sull’architrave .L’interno colpisce per la sua semplicità e la sua sobria eleganza. L’unico elemento vivace è il soffitto ligneo, finemente decorato che percorre tutta la navata centrale. La chiesa è anche dotata di matroneo e di un bellissimo ambone ligneo.La cripta che accoglie le reliquie di S. Nicola è un edificio più arcaico , con colonnine bizantine ornate di motivi floreali e alcune colonne normanne che presentano figure zoomorfe
Da Bari partiamo per Lecce percorrendo una litoranea che in certi punti incanta per l’incredibile accozzamento di colori, l’azzurro del mare, il rosso della terra che è ferrosa e il verde degli ulivi secolari , che a differenza di quelli toscani, sono enormi, fronzuti, con tronchi così grossi e nodosi che a volte a volte sembrano querce.Percorriamo un tratto della val d’Itria, verde, boscosa, selvaggia e infine arriviamo a Lecce.
La città è costruita con una pietra particolare, detta pietra gentile o leccese, la cui prerogativa, ahimé è quella di sfaldarsi con facilità. Il Duomo di Lecce, situato in una piazza dove hanno sede altri 2 edifici, è così bello e leggiadro da sembrare una composizione floreale. 2 colonne dividono la parte inferiore dalla superiore; sopra si trova una balconata formata da colonnine scolpite in modo diverso l’una dall’altra e sopra ancora un fregio finemente e delicatamente ornato. L’interno , a 3 navate, è ricco di marmi, cappelle, stucchi, colonne tortili, con un soffitto ligneo spettacoloso. L’insieme da un senso di leggerezza e di sobrietà, diverso dal barocco siciliano, che pure è bellissimo per altre caratteristiche. Altro capolavoro è la chiesa di S. Croce , una meraviglia assoluta, iniziata nel ’300, il cui completamento richiese altri 3 secoli. Anche qui abbiamo una parte inferiore relativamente semplice sopra la quale si trova un fregio molto elaborato, sormontato da telamoni, figure maschili o animali con funzione di sostegno. Al di sopra un’elegante balconata e poi un rosone a vari raggi, incantevole. L’interno, bianco, presenta colonne con capitelli finemente scolpiti che la dividono in 3 navate; le cappelle laterali hanno colonne tortili, ma l’effetto d’insieme è di grande semplicità, forse per il colore bianco che è interrotto dal solito soffitto ligneo, decorato in oro, ancora più semplice di quello del duomo, ma di una bellezza incomparabile.
Tutta la città è piena di palazzi barocchi, belli ed eleganti, con graziosi balconi panciuti, che si affacciano dalle pareti delle case.
La nostra prossima tappa è Otranto, che da il meglio di sé in estate, trasformandosi in località balneare, ricercata e modaiola, tanto che la popolazione aumenta di 10 volte . Ha un lungomare elevato che si affaccia su un’acqua color turchese . Ha un bel castello aragonese con fossato e ponte levatoio e un Duomo bellissimo, per il mio gusto la chiesa più bella che abbiamo visto. La facciata , semplicissima, ha un magnifico rosone e l’interno, diviso in 3 navate da colonne semplici, presenta un soffitto ligneo decorato con tarsie a croce o ottagonali, bicrome. Il pezzo forte però è il pavimento musivo, con un unico motivo che rappresenta l’albero della vita. Anche qui abbiamo una cripta con soffitto “ a stella “e colonne diverse l’una dall’altra. C’è un bell’affresco raffigurante la vergine col bambino, che è vestito e ha gli occhi bistrati, secondo lo stile bizantino.
Dopo una sosta a Putignano, paese elegante con bei palazzi e chiese eleganti, arriviamo ad Alberobello, la città dei trulli, dove ne sono stati censiti 1064.
Queste strane costruzioni nacquero circa 400 anni fa, da una concessione di una nobile famiglia locale, che permise ai contadini di costruire delle case nel proprio feudo, ad una condizione: che queste case, fossero costruite a secco, con un tetto conico, le cui pietre si potevano togliere a partire da una pietra centrale, detta chiave di volta. In questo modo, in caso di controllo da parte della guardia reale, potevano essere rapidamente smontate, in maniera tale che rimanesse solo la parte basale e quindi non figurassero come abitazioni. Dopo 3 secoli di semiclandestinità, gli abitanti ottennero dal re, il diritto di esistere e finalmente le loro case divennero stabili.
La cosiddetta “parte commerciale” è un dedalo di viuzze formate solo da trulli, trasformati per lo più in negozi o strutture ricettive ed è veramente piacevole aggirarsi là dentro per ammirare e comprare i manufatti locali e le specialità culinarie del luogo, vino e olio compresi.
Il nostro giro, ahimè troppo breve, si conclude con Castel del Monte, fatto costruire da Federico II di Svevia, spirito illuminato, protettore di artisti, scienziati e poeti, progressista e perciò inviso alla chiesa, che difatti lo scomunicò.
Il castello ha forma ottagonale ed è costituito da 8 stanze a terreno e 8 al primo piano, di forma trapezoidale, che si affacciano su un cortile. I materiali sono il marmo, la pietra calcarea e la breccia corallina ; è stato restaurato, alcuni decenni orsono, in una maniera un po’ troppo disinvolta, secondo gli esperti, ma per noi profani è davvero un bello spettacolo.
E qui si conclude per ora, la visita, anzi, l’assaggio salentino, che mi riprometto di degustare meglio in un futuro prossimo.
Rahima
(Tratto da: Living on Air Magazine)
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