giovedì 13 gennaio 2011

Perle di Sicilia

Perché questo titolo? Intanto perché la Sicilia è una perla, o meglio uno scrigno di perle e poi perché è talmente grande e bella e piena di meraviglie, che se ne può descrivere solo un pezzettino  per volta.
La Sicilia è una terra baciata dagli Dei; si, perché c’è tutto. La natura e la civiltà, il mare, i boschi e la montagna;  scorci di mare unici al mondo, spiagge bianchissime,  scogliere che si affacciano su un’acqua cristallina e parchi naturali bellissimi da scoprire. L’arte poi è un vero compendio: si va dalla preistoria, all’arte greca, romana, bizantina, medioevale, rinascimentale,  barocca.
La cucina indiscutibilmente è tra le migliori del mondo e, secondo il modesto parere di chi scrive, la migliore del mondo. Di terra e di mare, gli spaghetti alla Norma, le sarde a beccafico, il pesto alla trapanese e poi le granite, i cannoli, le cassatelle; un  trionfo di delizie per il palato. E i vini poi…superbi, rossi robusti e bianchi  aromatici, con tutte le variazioni intermedie.
Naturalmente una vacanza in Sicilia, oltre all’aspetto culturale e artistico, per me irrinunciabile, lascia anche molto spazio all’aspetto  godereccio (anche questo irrinunciabile). Dopo aver ammirato paesi e monumenti, da metà pomeriggio cercavamo una località di mare, spiaggia o scoglio e restavamo là a crogiolarsi al sole o nell’acqua fino all’ora del tramonto. Sono andata a maggio quando le giornate sono lunghe ed è bellissimo aspettare  quel momento incantevole  in cui la  palla rossa del sole scende pian piano verso il mare e poi sparisce, lasciando un’aria rosata che precede di poco l’imbrunire.A quel punto cominciava la ricerca di un ristorante o di una trattoria tipica, possibilmente sul mare, a volte seguendo la guida, più spesso lasciandoci guidare dall’istinto o dal  senso estetico. Quasi sempre la scelta era azzeccata e la serata si concludeva con una passeggiata per ammirare gli scorci notturni e anche per smaltire la lauta cena  innaffiata  da buone libagioni.
Villa Palagonia
Villa Palagonia
Ma basta con queste digressioni e veniamo  all’argomento di cui voglio parlarvi oggi: la Sicilia barocca. Non sono una grande amante di quest’arte; essendo nata in Toscana prediligo il rigore stilistico  e le linee sobrie che caratterizzano la mia regione, ma il barocco siciliano è un’altra cosa. E’ una magia che  ti cattura e ti trasporta in un mondo fantastico di mostri, figure antropozoiche, animali che non esistono e davvero, osservando le figure che  sostengono le balconate dei palazzi , o il corteo di mostri di Villa Palagonia, (detta anche Villa delle Maschere), senti di essere in un mondo fantastico.
Non è facile ricordare i particolari delle chiese o dei palazzi barocchi, almeno per me; mentre una chiesa romanica o gotica, essendo più semplice, ti rimane impressa per  la struttura, i capitelli, le volte, le costruzioni barocche si assomigliano. Differiscono per i fregi, la maggiore o minore opulenza delle decorazioni, i colori dei marmi più accesi, o più delicati, ma la struttura non è molto dissimile (naturalmente io non sono un’esperta d’arte, solo  una modestissima dilettante). In generale il barocco siciliano si caratterizza per la presenza di mascheroni e putti che ornano le facciate o sostengono balconi e terrazze, per le balaustre in ferro battuto, per le inferriate panciute, per le  alte scalinate che conducono all’ingresso principale , per le facciate concave o convesse, ma molto spesso curvilinee. Gli interni sono una profusione di marmi colorati che rivestono pareti e pavimenti.
Modica
Modica
Per il nostro giro nella val di Noto, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, abbiamo scelto come base un hotel a Ponzallo, paese carino, ma poco significativo , ottimo però per la posizione strategica che permette di raggiungere ogni parte della zona barocca, situata a sud-est della Sicilia.
Il nostro giro comincia con la visita di Scicli, un paese poco battuto dai turisti, chissà poi perché. Piccolo ma stupendo, è situato intorno alla piazza principale e ci sono, a mio gusto, due chiese barocche tra le più belle viste in tutto il giro.
Modica è un altro capolavoro della val di Noto, oltre ad essere famosa per la cioccolata, di cui opportunamente ci riforniamo. C’è Modica alta e Modica bassa, le case sono abbarbicate sul fianco di una collina. Il paese alto scende all’interno di una vallata in cui un tempo scorreva un fiume e scendendo diventa Modica bassa. L’arteria principale, corso Umberto I°, presenta alla base la cattedrale di s. Pietro edificio grandioso che si raggiunge salendo una armoniosa scalinata delimitata da statue. Lungo questo corso è un susseguirsi di palazzi e edifici religiosi,  uno più bello dell’altro .
Da non perdere a Modica alta, un altro splendore di chiesa barocca, S. Giorgio che si trova in cima ad un’altissima gradinata e si impone con tutta la sua bellezza e maestosità sugli altri edifici.
Noto
Noto
Dirigendosi verso il mare prendiamo per Pachino e la zona di capo Passero che è la punta sudorientale della Sicilia. Arriviamo a Marzamemi, delizioso villaggio di pescatori dove ci riforniamo di pomodori secchi e tonno, dopo aver fatto sosta sulla spiaggia. E’ un paese grande come un fazzoletto, ma  grazioso come non se ne vedono. C’è una piazzetta con due ristorantini molto invitanti, ma finiamo per scegliere un localino sulla spiaggia, tutto arredato in rosso e con grandi vasi di gerani rossi. Una goduria per la vista e per lo stomaco.
Il giorno successivo ci dedichiamo a Noto, un paese grande, bello e con un’aria cosmopolita che ci sorprende perché pieno di turisti, ristoranti, bar e negozi. Fu distrutto dal terremoto del 1693 e fu ricostruito in un luogo più basso rispetto all’insediamento antico. E’ costruito con una pietra locale giallo-dorata che con la luce del sole acquista una tonalità unica. La meraviglia è il duomo di Noto,  appena restaurato, come del resto gran parte della cittadina che è stata riportata al suo antico splendore. La cattedrale di S . Nicolò si erge in tutta la sua imponenza nella parte più alta della piazza. L’interno è stranamente sobrio. Bellissimo passeggiare per le viuzze adiacenti dove si trovano magnifici palazzi patrizi con fregi e balconate. I balconi sono l’elemento che più colpisce perché sono sostenuti da figure grottesche come  sirene e grifoni.
Ragusa Ibla
Ragusa Ibla
Seguendo la guida ceniamo alla trattoria del Crocifisso, segnalata come il migliore ristorante di Noto. Non so gli altri, ma questo è davvero una poesia per il palato; coccolatevi chiudendo col semifreddo al pistacchio di Bronte.
A chi interessasse consiglio vivamente di visitare Noto antica, la città che fu abbandonata perché distrutta dal terremoto, che è piuttosto ben conservata ed è di una suggestione unica, completamente deserta, in cui ci si aggira tra antiche mura, resti di chiese, strade e spiazzi erbosi in un’atmosfera rarefatta e un paesaggio che potrebbe essere uscito da un quadro di Giorgio de Chirico.
Altra tappa del nostro viaggio Ragusa, o meglio il centro storico della città, Ragusa Ibla. La città distrutta dal terremoto del 1693, fu ricostruita sull’altipiano che domina l’insediamento originale, Ragusa superiore, ma i nobili restaurarono i loro palazzi e Ragusa Ibla fu ricostruita esattamente nello stesso luogo. I due centri sono ora uniti da scalinate o stradine tortuose . Da Ragusa superiore  si arriva a  Ibla attraverso  una strada piena di curve che scende. La visione d’insieme di Ragusa Ibla  è di quelle che ti tolgono il fiato. Importante la chiesa di S. Maria dell’Itria con una cupola rivestita da maioliche. Per visitare bene tutto l’agglomerato, ci sono scalinate o la “Salita Commendatore”, un vicolo ripido ,  pieno di gradini e curve. Ovunque chiese e palazzi bellissimi; stupendo il Duomo di S. Giorgio situato, tanto per cambiare, in cima ad un’alta scalinata.  In cima a Ragusa Ibla il giardino Ibleo, parco pubblico dove si trovano le rovine di 3 chiese romaniche .
Spiaggia Eloro
Spiaggia Eloro
Tornando verso la nostra base, per la sosta marina quotidiana, facciamo una digressione verso Eloro, un sito archeologico recintato, che possiamo solo sbirciare da qualche fessura e poi raggiungiamo l’oasi faunistica di Vendicari. Lasciamo la macchina fuori dall’area e percorriamo un tratto abbastanza lungo di sabbia, prati fioriti e una campagna bella come non se ne vedono; dopo una camminata abbastanza lunga, arriviamo ad una spiaggia di forma semicircolare con un  mare incredibilmente  azzurro.Un po faticoso, ma ne valeva la pena.
Il giorno successivo decidiamo di visitare Caltagirone, paese incredibilmente bello, famoso per le sue maioliche che non si riesce a non comprare da quanto sono pregevoli.Bellissimi gli edifici e le chiese, ma l’attrazione maggiore è la grande scalinata, interamente rivestita da piastrelle in ceramica. Ogni fila di gradini ha un disegno diverso. La visione d’insieme è davvero sconvolgente. A metà della scalinata , esiste una famosa pasticceria con i tavolini fuori, dove gli abitanti siedono placidi, conversando piacevolmente e gustando le squisitezze locali. Mi sembra di intravedere un ritmo di vita così tranquillo, naturale, in armonia con i tempi biologici ,che molti di noi ( io di sicuro) hanno abbandonato per una vita frenetica e sempre di corsa.
Poi partiamo  per la costa settentrionale alla volta della riserva dello “ Zingaro”, ma questa è un’altra storia, o per meglio dire, un’altra perla.
Rahima

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